Covid19 e Comunità

Covid19 e Comunità. INDICAZIONI PER PREVENIRE E LIMITARE.

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Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale SEZIONE REGIONALE LOMBARDA

 

COVID-19 E STRUTTURE RESIDENZIALI NEI SERVIZI DI SALUTE MENTALE. INDICAZIONI PER PREVENIRE E LIMITARE.

A cura di Stefania Borghetti, Presidente Sirp Lombardia con la collaborazione del Direttivo Sirp Lombardia 31.03.2020

 

PREMESSA

Le strutture residenziali per adulti ed adolescenti dei servizi di salute mentale si contraddistinguono per essere ambiti di condivisione di vita e di attività terapeutico-riabilitative che si esplicano attraverso una quotidianità caratterizzata da utilizzo di spazi comuni, attività di gruppo, prossimità relazionale e fisica tra utenti ed operatori, scambi continui ed attivi tra “il dentro ed il fuori” del dispositivo comunitario.

Queste caratteristiche rendono tali strutture particolarmente sensibili ai rischi di diffusione di malattie infettive sia in tempi ordinari che nell’ attuale tempo straordinario della diffusione della pandemia SARS-COV-2 che ha colpito il nostro paese – e particolarmente la regione Lombardia - a partire dalla fine del mese di febbraio del 2020.

La drammatica esperienza della diffusione del virus in Lombardia insegna che una elevatissima e competente attenzione organizzativa non solo al livello intra-ospedaliero emergenziale ma anche alla organizzazione delle strutture socio-sanitarie territoriali – e a quelle residenziali in particolare- è non solo necessaria ma addirittura determinante rispetto all’andamento dello sviluppo della pandemia.

Nelle fasi iniziali della emergenza sanitaria in atto , l’ambito istituzionale ha infatti concentrato l’attenzione e fornito indicazioni procedurali prioritariamente riferendosi all’ambito ospedaliero, primo fronte emergenziale, ed in misura minore alle strutture socio-sanitarie territoriali, alla medicina di base ed all’ambito della assistenza domiciliare dei pazienti più fragili e cronici.

Le seguenti indicazioni sono frutto delle riflessioni nate dal lavoro sul campo di alcuni operatori

lombardi dei servizi di salute mentale e dei componenti del Direttivo di SIRP Lombardia nel marzo

2020, ed emergono dal confronto quotidiano in struttura residenziale durante i giorni più critici dello sviluppo della pandemia e dal recepimento dei documenti progressivamente emessi dai livelli governativo, regionale ed aziendale relativi alla emergenza Sars-Cov-2 in atto.

 

Sono quindi da ritenersi indicazioni operative non esaustive e riferite alla fase in cui sono state elaborate.

Inoltre, tali indicazioni sono condizionabili dalle differenti normative particolari e locali e soprattutto dalla disponibilità di Dispositivi di Protezione Individuale la cui mancanza ha determinato e determina drammatici limiti nelle possibilità di protezione infettivologica di utenti, operatori e famigliari. Vanno quindi declinate nei limiti del possibile e delle specificità anche normative locali istituzionali, nonché dalle caratteristiche strutturali ed organizzative dei servizi a cui sono rivolte.

Ciò nonostante, si ritiene possa essere utile condividere in modo sintetico - e con un taglio operativo

  • alcune indicazioni e prassi che si sono fatte via via più chiare con il passare dei giorni e l’aggravarsi della pandemia.

 

FINALITÀ

Le indicazioni contenute in questo documento hanno le seguenti finalità:

  1. Prevenire e limitare la diffusione del contagio da Covid-19 all’interno delle strutture residenziali , in ordine alla protezione infettivologica di pazienti, operatori e famigliari

  2. Gestire con la massima sicurezza ed efficacia la comparsa di eventuali casi di Covid-19 tra pazienti ed operatori delle strutture residenziali

  3. Promuovere ed assicurare il mantenimento del benessere e compenso psicopatologico dei pazienti tramite azioni mirate e pensate ad hoc rispetto alla emergenza sanitaria in atto

  4. Promuovere ed assicurare il mantenimento delle funzioni terapeutico-riabilitative delle strutture residenziali

  5. Promuovere ed assicurare il mantenimento del benessere psicologico degli operatori , nonché la loro sicurezza nel luogo di lavoro

 

RACCOMANDAZIONI

  1. La raccomandazione principale riguarda prioritariamente la possibilità/necessità di evitare la permanenza di pazienti Covid-19 positivi all’interno della struttura residenziale, potendo accedere alla collocazione di tali pazienti in ambiti di isolamento adeguati ed esterni alla struttura stessa (es : SPDC-Covid laddove disponibile o in SPDC che abbia predisposto stanze per l’isolamento di pazienti Covid positivi) . Naturalmente tale indicazione risente di vincoli e possibilità/impossibilità organizzative – interne ed esterne alla struttura residenziale – che non possono essere ignorate dalle indicazioni che seguono e che possono rendere “obbligata” la permanenza di un paziente Covid-19 positivo in struttura residenziale solo ed esclusivamente se in assenza di reali alternative.

    Dunque, se da una parte è necessario ribadire che la prima indicazione dovrebbe riguardare l’inammissibilità della permanenza di soggetti Covid-19 positivi all’interno della struttura, dall’ altra va detto che nella impossibilità di attuare tale allontanamento, vanno fornite indicazioni al fine di limitare/abbattere il più possibile il rischio di contagio all’interno delle strutture che si trovassero nella impossibilità di collocare il paziente altrove. Non fornire alcuna indicazione in tal senso, lascerebbe una lacuna informativa che non potrebbe che aumentare esponenzialmente il rischio infettivologico all’interno delle strutture che si trovassero dis-informate e nella impossibilità assoluta – tutt’altro che remota - di dimettere il paziente. Qualora ci si trovi nella condizione obbligata di ospitare un paziente Covid-19 positivo in struttura residenziale, naturalmente è necessario procedere all’isolamento dello stesso ed alla protezione infettivologica degli operatori ( utilizzo di idonei Dispositivi di Protezione Individuale, procedure di vestizione/svestizione, predisposizione di zona filtro) come più sotto specificato.

  2. Se durante l’emergenza COVID-19 si organizza la struttura residenziale come un sistema temporaneamente chiuso agli esterni in cui il gruppo dei residenti conviventi rimane invariabile nel tempo e senza contatti con l’esterno, gli unici vettori di potenziale contagio sono gli operatori , che quindi devono stare in struttura tassativamente e in ogni istante indossare la mascherina chirurgica e devono effettuare una rigorosa auto-sorveglianza sanitaria (misurazione della temperatura corporea ogni giorno ad inizio turno).

  3. La presenza degli utenti all’interno delle strutture va ridotta in modo quantitativamente significativo quando la numerosità dei residenti non permetta di osservare il dovuto distanziamento fisico e la eventuale necessità di stanze singole in caso di isolamento. Ciò si ottiene dimettendo temporaneamente – quando è possibile e in accordo con il paziente e la famiglia- un congruo numero di pazienti e limitando dunque la permanenza ai soli pazienti dal compenso clinico scarso e/o senza possibilità di adeguata accoglienza/supporto al domicilio da parte dei familiari.

  4. L’ingresso di nuovi pazienti va sospeso.

  5. Per i pazienti dimessi temporaneamente, la continuità terapeutica va garantita , oltre che attraverso contatti telefonici, videochiamate ed altre modalità di telecomunicazione, anche da eventuali visite domiciliari da parte del personale del CSM ( CPS ) e/o della Struttura Residenziale con adeguati Dispositivi di Protezione Individuale.

  6. Vanno annullate sino al termine dell’emergenza le attività di gruppo dei pazienti , preservando solo quelle necessarie ed inderogabili ed effettuabili secondo le modalità più sotto descritte. Altresì vanno annullate le riunioni di équipe e tutte le attività che implicano la presenza contemporanea di più persone, se non quelle necessarie alla manutenzione di alcune funzioni di base del gruppo curante e del gruppo dei pazienti. Le riunioni ineliminabili devono essere condotte solo in piccoli gruppi, solo in spazi ampi e arieggiati, presidiando rigorosamente il rispetto delle distanze di sicurezza e l’uso di mascherine chirurgiche.

 

INDICAZIONI GENERALI PER UTENTI ED OPERATORI

Nota bene: Indossare costantemente la mascherina chirurgica negli ambienti lavorativi (operatori) e farla indossare agli utenti che presentano sintomi respiratori (tosse, raffreddore), con o senza febbre è azione prioritaria. Ottimale e determinante sarebbe l’utilizzo costante, per quanto possibile, della mascherina da parte di tutti gli utenti in struttura residenziale. Si ricorda che la mascherina chirurgica ha la fondamentale funzione di limitare la diffusione del virus . Pertanto il suo uso costante da parte di utenti ed operatori limita/abbatte grandemente le possibilità di diffusione.

Di seguito, si riportano le raccomandazioni contenute nel documento “Indicazioni ad interim per un utilizzo razionale delle protezioni per infezione da sars-cov-2 nelle attività sanitarie e sociosanitarie (assistenza a soggetti affetti da covid-19) nell’attuale scenario emergenziale sars-cov-2” ( Gruppo di Lavoro ISS Prevenzione e Controllo delle Infezioni Rapporto ISS COVID-19 , n. 2/2020 Rev. aggiornato al 28 marzo 2020 ) :

  1. praticare frequentemente l’igiene delle mani con acqua e sapone o, se questi non sono disponibili, con soluzioni/gel a base alcolica. In ambito sanitario è raccomandato l’uso preferenziale di soluzioni/gel a base alcolica, in modo da consentire l’igiene delle mani al letto del paziente in tutti i momenti raccomandati (prima e dopo il contatto, prima di manovre asettiche, dopo il contatto con liquidi biologici, dopo il contatto con le superfici in vicinanza del paziente);

  2. evitare di toccare gli occhi, il naso e la bocca con le mani;

  3. tossire o starnutire all’interno del gomito con il braccio piegato o di un fazzoletto, preferibilmente monouso, che poi deve essere immediatamente eliminato;

  4. indossare la mascherina chirurgica nel caso in cui si abbiano sintomi respiratori ed eseguire l’igiene delle mani dopo avere rimosso ed eliminato la mascherina;

  5. evitare contatti ravvicinati mantenendo la distanza di almeno un metro dalle altre persone, in particolare con quelle con sintomi respiratori.

 

MODALITÀ OPERATIVE

 

Premessa 1

In struttura residenziale – data la promiscuità di vita - deve considerarsi soggetto meritevole di indagine per infezione da Covid-19 una persona che presenti segni/sintomi tra i seguenti: febbre ≥ 37,5°, tosse, mal di gola, affaticamento respiratorio, congiuntivite, anosmia, ageusia, dolori muscolari.

In caso di pazienti con malattie respiratorie croniche (es: BPCO, asma), si considera soggetto meritevole di indagine per infezione da Covid-19 una persona che riporti aggravamento di sintomi respiratori già presenti o insorgenza di febbre.

Premessa 2

Come precedentemente affermato, qualsiasi paziente sospetto o confermato Covid-19 dovrebbe poter essere collocato al di fuori della struttura residenziale, sia a diagnosi certa, che in attesa di diagnosi, che durante il corso della malattia che si dovesse esprimere in modalità anche pauci-sintomatica. Il rientro del paziente Covid-19 positivo in struttura dovrebbe essere previsto solo dopo la doppia verifica – al termine dell’isolamento o della quarantena o della malattia – della negatività al tampone diagnostico. Tale possibilità è insormontabilmente impraticabile in molti contesti , per motivi esterni alla struttura residenziale e da essa non dipendenti né modificabili. Per questo motivo si reputa necessario fornire indicazioni sulle modalità corrette di isolamento del paziente in struttura residenziale.

Premessa 3

Si intende per isolamento del paziente la sua collocazione in stanza singola, con uso esclusivo del bagno e secondo modalità operative più sotto descritte. L’isolamento è da effettuare in struttura residenziale laddove si rende impossibile la collocazione del paziente altrove. La valutazione della efficacia e fattibilità dell’ isolamento deve includere anche la valutazione della capacità/adesione del paziente rispetto al rimanere in stanza per un periodo prolungato in un ambito– quello residenziale– caratterizzato da specifiche e limitate possibilità di contenimento. In altre parole, se si valuta che un paziente non è in grado di aderire all’isolamento in struttura residenziale, si deve considerare che l’isolamento debba essere effettuato altrove (es.: stanze adibite all’ isolamento Covid-19 in SPDC o SPDC- Covid laddove esistenti?)

L’isolamento si rende necessario nei seguenti casi:

  1. presenza di sintomi respiratori di recente insorgenza senza febbre, in attesa di esito di tampone diagnostico

  2. presenza di sintomi respiratori con febbre, in attesa di esito di tampone diagnostico

  3. paziente con esito positivo al tampone diagnostico

  4. paziente che non ha potuto effettuare il tampone, ma che è stato a contatto con un caso Covid19- positivo

  5. paziente che non ha potuto effettuare il tampone, ma con sintomi respiratori di recente insorgenza, con o senza febbre

Il paziente deve rimanere isolato:

  1. per tutto il tempo di attesa dell’esito del tampone

  2. per tutto il tempo necessario a raggiungere il doppio controllo del tampone alla fine della quarantena di 14 giorni (se tampone positivo)

  3. per tutta la quarantena di 14 giorni in caso di non possibilità di effettuazione del tampone nel caso di sintomi suggestivi di Covid-19

  4. per tutta la durata della quarantena di 14 giorni se il paziente è stato in contatto con caso di Covid-19 e non ha potuto effettuare il tampone che escluda il contagio

Modalità di esecuzione dell’isolamento:

  1. il paziente deve stare in stanza singola

  2. il paziente deve indossare la mascherina chirurgica quando un’altra persona interagisce con lui in stanza

  3. il paziente deve utilizzare un servizio igienico in modo esclusivo, assumere le terapie in stanza, consumare i pasti in stanza con stoviglie e posate monouso.

  4. durante ogni turno, il paziente deve interagire con un solo operatore dedicato, dotato dei Dispositivi di Protezione Individuale necessari al cui uso è stato addestrato e che vengono ripresi in dettaglio nella Appendice del presente documento (mascherina, camice monouso, copricapo, copri scarpe, occhiali o visiera, copricapo, doppi guanti monouso). La procedura di vestizione e svestizione dell’operatore dedicato al paziente in isolamento deve essere appresa tramite la visione di tutorial o tramite l’addestramento da parte di operatori già addestrati e deve avvenire in apposita “zona filtro” predisposta ad hoc con il supporto del Servizio di Prevenzione e Protezione aziendale. Premessa 4:

Il tampone faringeo per la ricerca di Covid-19 deve essere effettuato ai pazienti ospiti della struttura che presentino sintomi respiratori di recente insorgenza (tosse, raffreddore, dispnea) con o senza febbre. Nel caso di pazienti con sintomi respiratori cronici (BPCO, asma) il tampone va effettuato solo in presenza di febbre o all’aggravarsi dei sintomi. Il tampone deve essere effettuato secondo le modalità indicate dalle autorità mediche locali. Altamente preferibile, ove possibile, effettuare il tampone in modalità che evitino la collocazione del paziente in Pronto Soccorso .

NB: Il tampone è procedura altamente diffusiva, per cui deve essere effettuato da operatori addestrati e dotati di Dispositivi di Protezione Individuale ed in luogo isolato.

 

    1. Gli operatori– già dotati di mascherina chirurgica prima dell’ingresso in struttura- effettuano la misurazione della temperatura all’inizio di ogni turno. Se la temperatura corporea è ≥ 37,5 °C, si mettono in atto le disposizioni indicate dai livelli regionale/aziendale. In ogni caso, l’operatore con tale temperatura non può rimanere in servizio .

    2. Va attuata una sorveglianza sanitaria giornaliera dei pazienti attraverso la rilevazione quotidiana della temperatura corporea e della presenza dei sintomi sopra descritti. Tali dati vanno tracciati.

    3. In caso di paziente con esito positivo al tampone faringeo vengono avvisate le autorità mediche preposte (interne ed esterne alla struttura), il Medico di Guardia ed il Medico di Medicina Generale e i vigenti riferimenti telefonici regionali. Si possono quindi verificare diversi casi:

      1. in assenza di sintomi somatici che necessitano di ospedalizzazione a detta dei sanitari competenti, il paziente deve essere dimesso al domicilio fornendo ai famigliari le istruzioni per l’isolamento domestico, quando il contesto famigliare risulti adeguato alla osservazione delle dovute prescrizioni e quando il compenso clinico del paziente lo consenta. Il paziente ed i famigliari vengono poi contattati periodicamente al telefono per verificare l’osservanza dell’isolamento, l’evoluzione clinica e psicopatologica del paziente.

      2. in assenza di sintomi somatici che necessitano di ospedalizzazione a detta dei sanitari competenti ed impossibilità di trasferimento ad altro luogo, il paziente viene isolato in camera singola come sopra descritto e l’operatore dedicato procede ad ogni contatto diretto con lui solo dentro la stanza, riducendo al minimo indispensabile l’interazione diretta e solo utilizzando i Dispositivi di Protezione Individuale (vedi indicazioni relative all’isolamento).

        Nel caso sopra descritto, viene predisposto un attento monitoraggio clinico in costante contatto con le autorità mediche competenti (misurazione temperatura corporea tre volte al giorno, misurazione della saturazione di ossigeno). Se i sintomi– costantemente tracciati e comunicati alle autorità mediche competenti - si modificano in senso peggiorativo, in accordo queste ultime si contatta il servizio di trasporto sanitario urgente e si trasporta il paziente in pronto soccorso seguendo le protezioni infettivologiche indicate dagli operatori di tale servizio.

      3. in presenza di incapacità del paziente con tampone positivo a mantenere l’isolamento in struttura e di indimissibilità al domicilio, si valuta il ricovero in SPDC-Covid laddove disponibile o in SPDC che abbia predisposto stanze per l’isolamento di pazienti Covid-positivi.

      4. in presenza di sintomi che necessitano di ospedalizzazione a detta delle autorità mediche competenti e verificate tramite accesso in Pronto Soccorso nella modalità sopra descritta, il paziente viene trattenuto in ospedale.

    4. Preferibilmente , è indicato l’uso di mascherina chirurgica da parte dei pazienti costantemente ed anche in assenza di sintomi .

    5. Gli operatori devono sempre utilizzare i Dispositivi di Protezione Individuale (mascherina chirurgica e guanti) ed in particolare i guanti durante dispensazione dei pasti, la dispensazione delle terapie e la distribuzione quotidiana di denaro e sigarette, laddove presente.

    6. Durante i pasti va mantenuto il distanziamento, eventualmente organizzando più turni ed utilizzare posate, piatti e bicchieri monouso.

    7. Le uscite esterne al perimetro della struttura vanno vietate salvo casi particolari che andranno verificati nello specifico (es: firma dai CC per pazienti in misure di sicurezza )e vanno effettuate secondo le normative vigenti. Prima dell’uscita dalla struttura, i pazienti vanno dotati di mascherina, autocertificazione (secondo le disposizioni del decreto governativo vigente e secondo eventuali disposizioni regionali), di attestazione di ricovero in struttura ed eventuale attestazione medica riguardante la necessità della uscita. Alcune strutture hanno valutato di permettere uscite solo con accompagnatore, a prescindere dalla tipologia di paziente. L’uscita con accompagnatore può rendersi necessaria anche quando il paziente non sia psicologicamente in grado di tollerare la permanenza continuativa in struttura. Nel caso in cui un paziente non riesca a tollerare la permanenza in struttura nemmeno con uscite programmate, sporadiche e con accompagnatore, valutare la dimissione – se in buon compenso – o il ricovero in SPDC.

        1. Nel caso in cui un paziente esca dalla struttura in modalità non concordata e rientri dopo ore senza dare verificabili garanzie del suo comportamento o della sua meta durante l’uscita, valutare l’isolamento e/o l’effettuazione del tampone o la dimissione al domicilio o ricovero in SPDC secondo le indicazioni al punto precedente.

        2. Sono sospesi i rientri a casa , sia diurni che notturni.

        3. L’ accesso di visitatori alla struttura va drasticamente limitato ai casi di necessità inderogabile, permettendo al parente (solo uno) di sostare in un’area antistante l’ingresso della struttura, per un breve saluto alla distanza di almeno un metro e per consegnare effetti personali quali soldi e sigarette. Il mantenimento delle distanze di sicurezza va verificato dall’operatore in turno, il visitatore deve indossare mascherina chirurgica e guanti monouso, così come il paziente durante l’interazione.

        4. Gli utenti presenti nella struttura vanno attivamente supportati nel rispetto delle norme di prevenzione, promuovendo attivamente il frequente lavaggio delle mani e l’uso della mascherina.

        5. Vanno promosse le uscite individuali e la attività fisica dei residenti all’ interno del perimetro della struttura laddove siano presenti cortili, giardini, aree esterne all’edificio, ma comunque di pertinenza della struttura.

        6. Rispetto al rifornimento/acquisto di sigarette e articoli di generi alimentari e non alimentari necessari ai pazienti (es: prodotti per l’igiene, cibo, capi di abbigliamento, ecc), gli operatori raccolgono una lista degli acquisti per più pazienti ed escono dalla struttura per effettuare gli acquisti al posto dei pazienti, il minor numero di volte possibile.

        7. Vanno promossi e sostenuti attivamente i contatti a distanza (telefonate, videochiamate, ecc) tra i pazienti e i loro amici e famigliari.

        8. Va promosso il supporto psicoeducativo ed emotivo del gruppo dei pazienti ed il gruppo degli operatori in relazione alle ansie ed al disagio derivanti dalla diversa organizzazione della struttura e da tematiche correlate alla pandemia in corso.

       

      In particolare :

      a ) supporto psicoeducativo:

      si suggerisce di promuovere interventi di carattere psicoeducativo a cadenza periodica rivolti ai pazienti con la finalità di fornire contenimento emotivo rispetto alla pandemia in atto e informazioni corrette rispetto i comportamenti di protezione.

      Alcune indicazioni possono riguardare:

      • Comunicazioni contenenti messaggi che normalizzano le reazioni di ansia e disorientamento e che incoraggiano al supporto reciproco

      • informazioni chiare, sintetiche ed accurate sul COVID-19 attraverso fonti informative affidabili (radio nazionali o bollettini istituzionali nazionali)

      • indicazioni riguardo la limitazione del tempo speso alla ricerca di informazioni (1-2 volte al giorno.) e il tempo trascorso a guardare immagini ad alto contenuto di stress in TV e su internet

      • indicazioni/suggerimenti sulla gestione della noia e della solitudine , ad esempio attraverso attività ricreative

       

      b) supporto emotivo:

      Alcune indicazioni rispetto ai possibili contenuti degli interventi di supporto emotivo possono riguardare:

      • il benessere psicologico del gruppo di lavoro che va incoraggiato ad esplicitare vissuti emotivi postivi e negativi in momenti regolari ed esclusivamente dedicati a tale condivisione

      • il monitoraggio della buona qualità della comunicazione ed aggiornamento sui temi riguardanti la pandemia in atto.

      • garantire – nel limite del possibile - l’opportunità di rendere fruibili agli operatori i tempi necessari di riposo e di recupero di cui hanno bisogno.

      • Evitare che si verifichino processi di stigmatizzazione sociale e discriminazione nei confronti delle persone contagiate, dei loro familiari e degli operatori in prima linea.

      • Facilitare l'accesso degli operatori ai servizi di ascolto psicologico organizzati all’interno o all’ esterno del proprio ambito lavorativo

      15. Le raccomandazioni ed indicazioni sopra descritte vanno condivise con gli operatori della struttura e comunicate – anche in forma scritta - a pazienti, familiari, Amministratori di Sostegno e Tutori.

       

      APPENDICE: UTILIZZO DPI DURANTE L’EMERGENZA COVID-19

      Si intende per Dispositivo di Protezione Individuale (DPI) qualsiasi presidio destinato ad essere utilizzato dal lavoratore allo scopo di proteggerlo da uno o più rischi presenti in ambiente di lavoro. Non sono dispositivi di protezione individuale gli indumenti ordinari e le uniformi non specificamente destinati a proteggere la sicurezza e la salute del lavoratore. I dispositivi di protezione individuali sono impiegati quando i rischi non possono essere evitati o ridotti in misura sufficiente da provvedimenti tecnici di prevenzione.

      Viste le Linee Guida dell’OMS in merito ai DPI, si precisa che le attività che comportano maggiore esposizione a rischio biologico da COVID-19 sono quelle che implicano la possibilità di entrare in contatto con AEROSOL/DROPLET di pazienti infetti , quali :

      • broncoaspirazione

      • intubazione naso-orotracheale

      • broncoscopia

      • igiene e cura del cavo orale (bocca e naso)

      • assistenza a paziente con c-pap e ossigenoterapia

      • assistenza alimentazione orale

      • trattamento del cadavere

      Il personale impegnato nelle procedure sopra elencate (che generano aerosol) deve indossare:

      • guanti monouso (due paia, vedi vestizione)

      • camice iodrorepellente

      • visiera

      • occhiali

      • facciale filtrante ffp2-ffp3

       

      Per tutte le altre attività (escluse quelle che generano AEROSOL), è necessario l’utilizzo della mascherina chirurgica.

      Di seguito, alcune indicazioni specifiche per l’utilizzo di ciascun DPI.

       

      Guanti

      I guanti di protezione devono essere sempre indossati quando vi è o vi può essere contatto con l’agente biologico. Bisogna indossare i guanti prima di venire a contatto con i liquidi biologici, mucose o cute non intatta dei pazienti. Devono essere della giusta misura per permettere la maggiore sensibilità e destrezza nel movimento, ma soprattutto devono essere usati solo per il tempo strettamente necessario in quanto sono chiaramente poco resistenti alle forti sollecitazioni meccaniche. I guanti debbono essere sostituiti dopo ogni attività per e con il paziente. I guanti non devono essere indossati contemporaneamente ad anelli, poiché si rischia la rottura del guanto. Indossando i guanti è necessario prestare attenzione agli oggetti che si toccano (maniglie, telefono, penne ecc. ), poiché si rischia di contaminare gli oggetti.

      Attenzione: indossare i guanti non sostituisce la necessità di lavare le mani, poiché:

      • I guanti possono presentare difetti invisibili o possono lacerarsi durante l’uso;

      • Le mani possono contaminarsi durante la rimozione dei guanti;

      • I guanti possono venire contaminati mentre si indossano Nel momento della rimozione dei guanti bisogna prestare attenzione affinché la cute delle mani non vada a toccare la superficie esterna del guanto (potenzialmente contaminata); è necessario seguire il procedimento “sporco con sporco”.

       

      Filtranti facciali

      Per la protezione delle vie aeree degli operatori, durante le attività che generano aerosol/droplet, sono indispensabili i facciali filtranti P2 o P3 (FFP2- FFP3). Questi facciali assicurano una protezione per un tempo variabile, rilevabile dalle informazioni che la ditta produttrice riporta come nota informativa e/o sulla confezione del DPI.

      Precauzioni d’uso:

        • la maschera deve coprire bene naso e bocca

        • stringere bene la linguetta metallica stringinaso se presente

        • fare la prova di tenuta coprendo la valvola se presente e inspirando profondamente: non deve passare aria

        • durante l’utilizzo la maschera non deve essere toccata con le mani (con o senza guanti)

        • il facciale deve essere rimosso tirando gli elastici dietro il capo

        • dopo l’uso deve essere riposto nei contenitori per rifiuti speciali Servizio Prevenzione e Protezione 5 DPI COVID-19

      Solitamente sulle confezioni delle maschere sono presenti le istruzioni d’uso specifiche, rilasciate dalla casa produttrice: è bene consultarle.

       

      Mascherina chirurgica

      Ai sensi del D.L. 9/2020 è consentito fare ricorso alle mascherine chirurgiche quale dispositivo idoneo a proteggere gli operatori sanitari. La mascherina chirurgica è indicata per contenere e filtrare le goccioline provenienti dal cavo oro-rinofaringeo. Sono utilizzate per i seguenti scopi:

        • proteggere gli operatori sanitari da eventuali esposizioni a materiale biologico (es. secrezioni respiratorie);

        • indossate dagli operatori, per proteggere il paziente, quando sono impegnati in procedure invasive che richiedono una tecnica sterile (es: posizionamento accessi vascolari, anestesia peridurale, rachicentesi, interventi chirurgici, etc);

        • limitare la diffusione di secrezioni respiratorie infette dal paziente ad altri pazienti o/e operatori.

       

      Corretto utilizzo: affinché la mascherina sia efficace

        • deve coprire la bocca e il naso;

        • deve essere legata con i lacci superiori legati dietro la testa e i lacci inferiori dietro la nuca;

        • i lacci NON devono essere incrociati dietro la testa perché ciò deformerebbe la sagoma della mascherina sulle guance;

        • deve essere ben adesa al volto;

        • deve essere manipolata solo per i lacci o per gli elastici auricolari, evitando di toccare la parte frontale della maschera per mantenerla pulita;

        • una volta indossata non deve essere mai abbassata;

        • deve essere monouso;

        • se la mascherina si bagna perde la sua capacità filtrante, quindi va sostituita;

        • deve essere rimossa e gettata nel contenitore dei rifiuti potenzialmente infetti: o evitando di toccare la parte anteriore, o slacciando prima il laccio inferiore e poi quello superiore, in modo che la mascherina NON ricada sul collo o sul camice contaminandoli;

        • dopo la rimozione effettuare l’igiene delle mani

       

      Occhiali, visiere o schermi

      Gli occhiali da vista non garantiscono una protezione adeguata perché non proteggono lateralmente l'occhio La visiera protegge anche le mucose della bocca e la cute del viso, ed è più indicata degli occhiali per tutte le manovre che potrebbero comportare schizzi di materiale biologico. Esistono dei modelli che possono essere indossati anche sopra gli occhiali da vista. Gli occhiali protettivi e le visiere riutilizzabili devono essere rimossi con guanti puliti e subito sanificati.

       

      VESTIZIONE/SVESTIZIONE

      Si raccomandano le seguenti procedure di vestizione/svestizione, rispettando le sequenze di seguito indicate. Si raccomanda di prendere visione delle procedure di vestizione/svestizione in tutorial on line o in modalità diretta da operatori già addestrati

      Vestizione

      1. togliere ogni monile e oggetto personale (bracciali, anelli, orologi, etc)

      2. praticare l’igiene delle mani con acqua e sapone o soluzione alcoolica

      3. controllare l’integrità dei dispositivi di protezione (non usare dispositivi non integri)

      4. indossare un primo paio di guanti

      5. indossare sopra la divisa il camice monouso

      6. indossare il facciale filtrante

      7. indossare gli occhiali di protezione

      8. indossare un secondo paio di guanti svestizione

       

      Svestizione

      rispettare la sequenza:

      1. rimuovere il camice monouso e i guanti più esterni e smaltirli nel contenitore

      2. tenendo indossati i guanti più interni (il primo paio indossato) rimuovere gli occhiali e sanificarli

      3. rimuovere la maschera filtrante maneggiandola dalla parte posteriore e smaltirla nel contenitore

      4. rimuovere il secondo paio di guanti

      5. praticare l’igiene delle mani con soluzione alcolica o con acqua e sapone

      Nota bene:

      • evitare qualsiasi contatto tra i DPI potenzialmente contaminati e il viso, le mucose o la cute;

      • i dpi monouso vanno smaltiti nell’apposito contenitore per rifiuti

      • decontaminare i dpi riutilizzabili

     

    Per informazioni più dettagliate sull’uso di DPI aggiornate al 28.03.2020, consultare il documento: “ Indicazioni ad interim per un utilizzo razionale delle protezioni per infezione da Sars-cov-2 nelle attività sanitarie e sociosanitarie (assistenza a soggetti affetti da covid-19) nell’attuale scenario emergenziale sars-cov-2.” Gruppo di lavoro ISS prevenzione e controllo delle infezioni rapporto ISS covid-19 , n. 2/2020 rev. aggiornato al 28 marzo 2020

     

     

     

     

     

    Vademecum per le misure di prevenzione dell’infezione da nuovo coronavirus SARS-COV-2 (COVID – 19)

    Con il presente Vademecum si intende offrire a tutto il personale uno strumento agile al fine di facilitare la gestione dell’emergenza sanitaria che ha investito il nostro Paese e che vede le strutture sanitarie e socio-sanitarie maggiormente esposte a situazioni di rischio organizzativo e clinico.

    In tale contesto le misure da mettere in atto nel nostro contesto clinico- organizzativo non vanno considerate come misure restrittive, che possono destare preoccupazione o ingenerare l’idea di una diminuzione della qualità del lavoro, ma quali misure di profilassi necessarie per proteggere le strutture residenziali della GNOSIS e consentire il normale svolgimento del lavoro di comunità.

    A seguito dell’applicazione delle indicazioni del DPCM 8 marzo 2020 sono già state rimodulate alcune attività terapeutico-riabilitative, altre sono state temporaneamente sospese . La prima applicazione delle misure di prevenzione sono state quindi discusse e definite in una riunione tecnica del 9 marzo 2020 all’interno della GNOSIS per permettere la prosecuzione regolare delle attività comunitarie senza alcuna ulteriore restrizione.

    Con la pubblicazione del “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro “, siglato dalla Presidenza del Consiglio e dalle Organizzazioni Sindacali del 14 marzo 2020 sono state forniti ulteriori contributi per garantire lo svolgimento delle attività lavorative in un’ottica di tutela , contributi che sono stati recepiti dal Vademecum #noi stiamoincomunità.

    Queste norme saranno rimodulate in base a nuove disposizioni nazionali e regionali che dovessero sopraggiungere. L’Ufficio aziendale del Rischio linico GNOSIS ringrazia tutto il personale per la dedizione e la cura nel lavoro svolto sino ad ora.

     

    Marino, 15/03/2020

     

    Dott. Rocco Farruggia

    Risk Manager

     

    1. INFORMAZIONI

  • Il personale ha l’obbligo di rimanere al proprio domicilio in presenza di febbre (oltre 37.5°) o altri sintomi influenzali e di chiamare il proprio medico di famiglia (MMG) ;

  • la consapevolezza e l’accettazione del fatto di non poter fare ingresso o di poter permanere in Comunità e di doverlo dichiarare tempestivamente laddove, anche successivamente all’ingresso, sussistano le condizioni di pericolo (sintomi di influenza, temperatura, provenienza da zone a rischio o contatto con persone positive al virus nei 14 giorni precedenti) in cui i provvedimenti dell’Autorità impongono di informare il medico di famiglia e l’Autorità sanitaria e di rimanere al proprio domicilio ;

  • l’impegno a rispettare tutte le disposizioni delle Autorità e del datore di lavoro nel fare accesso in azienda (in particolare, mantenere la distanza di sicurezza, osservare le regole di igiene delle mani e tenere comportamenti corretti sul piano dell’igiene) ;

  • l’impegno a informare tempestivamente e responsabilmente il datore di lavoro della presenza di qualsiasi sintomo influenzale durante l’espletamento della prestazione lavorativa, avendo cura di rimanere ad adeguata distanza dalle persone presenti ;

  • l’impegno a informare tempestivamente e responsabilmente il datore di lavoro della presenza di qualsiasi sintomo influenzale durante l’espletamento della prestazione lavorativa, avendo cura di rimanere ad adeguata distanza dalle persone presenti ;

  • I turni di lavoro, a fronte delle possibili assenze per malattia o sospetto di infezione, potranno essere prolungati e/o modificati a seconda della situazione. Resta ferma la validità generale della turnazione mensile.

MODALITA’ DI INGRESSO IN COMUNITA’

  • Il datore di lavoro informa preventivamente il personale, e chi intende fare ingresso in Comunità, della preclusione dell’accesso a chi, negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19 o provenga da zone a rischio secondo le indicazioni delle Autorità.

  • È severamente vietato l’ingresso all’interno della struttura di ogni soggetto estraneo al personale in organico (dipendente o collaboratore) come ad esempio: trasportatori, portalettere, volontari, tirocinanti. Per le consegne dall’esterno dovrà essere evitato il contatto diretto con il fornitore. Il contatto avverrà attraverso citofono e/o telefono.

  • È vietato introdurre cibi preparati all’esterno come pizza, panini, fritti e la cui manipolazione non sia certificata.

  • Il personale, prima dell’accesso in Comunità, indipendentemente dal profilo professionale, deve recarsi in infermeria per la misurazione della temperatura corporea. Se tale temperatura risulterà superiore ai 37,5°, non sarà consentito l’accesso al luoghi di lavoro e dovrà pertanto rientrare nella propria abitazione e contattare nel più breve tempo possibile il proprio medico curante e seguire le sue indicazioni. Le stesse disposizioni valgono in caso in cui dovessero essere presenti sintomi respiratori (tosse, mal di gola) o congiuntivite.

PRECAUZIONI IGIENICHE PERSONALI

  • è obbligatorio che le persone presenti in Comunità , operatori ed ospiti, adottino tutte le precauzioni igienico sanitarie previste dal decalogo del DPCM 8 Marzo 2020 , in particolare per le mani

  • è raccomandata al personale e agli ospiti la frequente pulizia delle mani con acqua e sapone

  1. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

  • l’adozione delle misure di igiene e dei dispositivi di protezione individuale (DPL) è fondamentale.

  • È vietato l’utilizzo di qualsiasi Dispositivo di Protezione individuale che non riporti il marchio di idoneità sanitaria (ad esempio sciarpe, fazzoletti, mascherine fai da te)

  1. GESTIONE SPAZI COMUNI

  • l’accesso agli spazi comuni è contingentato, con la previsione di una ventilazione continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta all’interno di tali spazi e con il mantenimento della distanza di sicurezza di 1 metro tra le persone che li occupano.

  • occorre garantire la sanificazione periodica e la pulizia giornaliera, con appositi detergenti dei locali mensa.

  1. SPOSTAMENTI INTERNI, RIUNIONI

  • Gli spostamenti all’interno della struttura devono essere limitati al minimo indispensabile.

  • Non sono consentite le riunioni in presenza. Laddove le stesse fossero connotate dal carattere della necessità e urgenza, nell’impossibilità di collegamento a distanza, dovrà essere ridotta al minimo la partecipazione necessaria e, comunque, dovranno essere garantiti il distanziamento interpersonale e un’adeguata pulizia/areazione dei locali

  1. GESTIONE DI UNA PERSONA SINTOMATICA IN AZIENDA

  • nel caso in cui una persona presente in Comunità sviluppi febbre e sintomi di infezione respiratoria quali la tosse, lo deve dichiarare immediatamente all’ufficio del personale che procederà ad attivare le procedure di segnalazione al MMG o il SISP della ASL territoriale competente.

 

 

Parlare dell’emergenza coronavirus in Comunità

In un paese in quarantena, dove gli adulti hanno preso d’assalto i supermercati invece di finalmente capire che è fondamentale stare a casa, abbiamo bisogno di spostare tutta la nostra attenzione sugli ospiti delle nostre Comunità. Perché i nostri comportamenti li potrebbero disorientare, angosciare e lasciarli in balia di tutte le possibili fantasie ancora più catastrofiche della realtà. I nostri ospiti ci guardano, siamo la loro bussola. E se la bussola gira impazzita, è difficile orientarsi. Ma anche perché pensare a cosa serve a loro è un ottimo modo per riuscire a gettare l’ancora e fermarci, aiutare la bussola a riprendere a funzionare.

Allora cosa si può fare?

1. Ascoltare, soprattutto le emozioni

Come sempre, abbiamo bisogno prima di tutto di ascoltare, lasciare che siano loro a esprimere i propri sentimenti e pensieri e solo dopo cercare di spiegare. Per poter arrivare a fornire spiegazioni, dobbiamo trovare il modo di partire da loro. Non è così difficile, perché di solito basta un commento, un generico “che brutta cosa”, un modo per far capire che se ne può parlare. Così i nostri si sentono autorizzati a chiedere, mentre se percepiscono che l’operatore non vuol parlare, si zittiscono e si tengono dentro pensieri ed emozioni.

2. Dire cose vere

E’ importante che i contenuti di quanto diciamo siano autentici, non troppi tutti insieme, adattati ovviamente alla comprensione di ciascun ospite e guidati dall’aver prima ascoltato. Possiamo raccontare che è una situazione nuova, che assomiglia a qualcosa che conosciamo, l’influenza, ma per la quale non abbiamo ancora soluzioni adatte e che giustamente quindi ci preoccupa, perché potrebbe fare ammalare tante persone, troppe tutte in una volta. Non sappiamo ancora quali siano le medicine giuste, e quando avremo disponibile un vaccino efficace. E' meglio essere chiari e dire la verità, aiutando anche a fare i conti con il fatto che molto di quello che accade non è sotto il nostro controllo. Dire cose non vere per rassicurare è controproducente, basta poco perché i nostri ospiti se ne accorgano e perdano la fiducia.

3. Lasciare spazio per poter riprendere il discorso

Non serve dire tutto subito, troppe informazioni impediscono di capire, meglio stare sulle cose essenziali ma lasciare spazio a domande successive di approfondimento, che potranno arrivare anche nelle ore e nei giorni che seguiranno, trovando il giusto equilibrio tra le spiegazioni di cosa sta accadendo, l’ascolto delle emozioni e l'insegnamento delle norme base per la prevenzione della trasmissione del virus.

4. Parlare in modo tranquillo e diretto

Abbiamo bisogno di riuscire a trasmettere fiducia, e che i nostri ospiti si sentano trattati come interlocutori attivi e competenti. Non è certo facile trasmettere tranquillità e sicurezza quando siamo a nostra volta preoccupati per noi stessi o per la salute di una persona cara. Un'ansia che possiamo trasmettere anche senza esserne consapevoli. Abbiamo bisogno di mettere in campo strategie che abbassino il nostro stress, come concentrarci sul respiro, o spostare l’attenzione sulle cose che ci aiutano a stare bene, per riuscire a dare spiegazioni semplici e realistiche senza minimizzare il problema o drammatizzarlo. Da evitare modi riduttivi , semplificando, distorcendo... disistimando la loro capacità di comprendere.

5. Evidenziare che non siamo soli, e che ognuno può fare qualcosa

Partire dalla similitudine con l’influenza aiuta a comprendere più facilmente che il virus si trasmette stando a contatto con le altre persone e frequentando luoghi affollati. Questo è un punto di partenza per poter condividere l'importanza delle regole di prevenzione, come stare in casa, lavarsi spesso le mani, tenere le distanze, usare le mascherine. Sapere che c’è qualcosa che possiamo fare per diminuire il rischio per noi e per tutti permette di sentirsi un po’ meno impotenti e di trovare nuovi modi per mantenere le relazioni anche a distanza. Permette di spostare l’attenzione dalla nostra ansia alle cose che possono essere sotto il nostro controllo, e di accorgerci che non siamo soli. Tanti esperti stanno lavorando per trovare soluzioni, tantissime persone come noi stanno facendo una piccola o grande fatica per diminuire il numero di quelli che si ammalano e tornare al più presto alla vita di tutti i giorni.

6. Farci aiutare da materiali adatti

Una storia può essere una buona traccia di partenza, ne stanno girando tante sul coronavirus, scegliamone una che ci sembra riesca a tenere insieme emozioni e spiegazioni in modo caldo e chiaro e che risuoni con quello che conosciamo dei nostri interlocutori.

Marino, 14/03/2020

Dott. Rocco Farruggia Risk Manager “Gnosis”